PARTE 9 CAMPO COLLE ALPAMAYO
GIORNO 15
Sabato 28 giugno
Di buonora, ma col sole già sorto, risaliamo la morena che separa il campo base dal campo morena; da qui mettiamo i ramponi e attacchiamo il ghiacciao.
La salita fino al colle è tutto tranne che banale. Oltre a vari crepacci si incontrano due tiri di corda con sosta su estacas e pendenze fino a 70° (forse alcuni metri ad 80°) oltre i 5000 metri, anzi diciamo pure a 5500 metri.
Per arrivare al campo colle impieghiamo otto ore visto il traffico di gente.
Una volta al colle ci accorgiamo che ci sono veramente troppe persone che vogliono provare a salire l’Alpamayo, sicuramente una situazione poco sicura visto la tipologia della via: praticamente un canale incassato; scopriamo anche che Gabriele sta male ed anche io ho un bel mal di testa.
L’alpamayo è coperto dalle nuvole, non si vede nemmeno la base.
La decisione da prendere è facile: Gabriele, Elia ed io torniamo al campo base con i portatori e una guida.
Morale della favola: ho visto una sega nulla della famosa sud-ovest dell’Alpamayo… ho lasciato la macchina fotografica a Daniele con la speranza sia riuscito a fare qualche foto.
Discesa lunghissima e con il ginocchio che non mi dà mai tregua. Arriviamo alle tende che ormai sono le 21, dopo 13 ore di marcia consecutiva e senza lunghe soste se non una, in discesa all’inizio della morena, per sbranare bresaola e grana.
Per fortuna il cuoco ci ha preparato un bel piatto di minestra calda.
Il campo colle non mi è piaciuto per niente; affollato e in brutta posizione (essendo pieno le tende sono state piazzate un po’ dove c’era posto)… sono quasi felice di essere sceso da quel posto rinunciando così alla vetta.
La decisione di non tentare la ‘francesi’ con Elia non è stata per nulla difficile da prendere: mal di ginocchio, pochissimo tempo per recuperare (con partenza a mezzanotte avremmo 'dormito' circa 4 ore) e Gabriele che sta male.
Della montagna mi piace anche questo aspetto: saper dire “si torna indietro perché non è il momento per questa montagna”. L’umiltà è sempre più spesso una dote rara degli alpinisti moderni; spesso insegna di più il saper prendere una decisione amara, che fa male. Si buttano giorni e giorni di lento acclimatamento, mesi di uscite preparatorie in terra natia, ore di corsa per alcune sensazioni che ti svegliano dal torpore del “voler arrivare in vetta a tutti i costi”… si rinuncia per sensazioni, emozioni brutte, per amicizia o anche per paura, perché negarlo?
Non so se vorrò tornare a provare l’Alpamayo o se la prossima volta punterò ad una montagna che mi rende emotivamente più sereno.
DISLIVELLO
+1200 metri circa... ma forse meno, boh
DIFFICOLTA'
difficile per me gradarlo... direi un AD/AD+ ma boh
TEMPI
8 ore (senza traffico penso 6/7)
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