Oggi giornata di riposo. A pranzo andiamo a Huaraz con Amador e Joel cui offriamo il pranzo come segno di gratitudine per tutta l’attenzione che ci ha dedicato quando eravamo al rifugio Ishinca.
Nel pomeriggio ci lanciamo nella spesa di souvenir e piccoli regali da portare in Italia; due ore di intense trattative coi negozianti del mercato artigianale ci sfiancano.
Scopriamo che oggi è il 150esimo anniversario dell’indipendenza della regione di Ancash (o almeno così capiamo). Per le strade sfilano centinaia di persone vestite degli abiti tradizionali e coloratissimi, tutti diversi in base alla zona di appartenenza. Peccato aver lasciato a Marcarà la macchina fotografica!
Dopo la cena alla casa delle guide, Lorenzo ed io andiamo all’internet point per mandare news dal sudamerica; poco dopo tutti a nanna.
L’idea per il giorno dopo è di visitare le rovine di Chavin che si trovano a circa quattro ore di taxi da Marcarà.
La sveglia porta una brutta notizia: mentre Daniele migliora a vista d’occhio io comincio a star male.
Mentre gli altri si smazzano le quattro ore di macchina per Chavin io preferisco rimanere in zona. Con Cesare e Gianluca decidiamo di visitare un canyon vicino Caraz.
Oggi scopro che il collectivo va bene per piccole distanze, ma per far più di un’ora di strada diventa un supplizio.
Arrivati a Caraz assistiamo ad una piccola parte dei festeggiamenti per il 150esimo della fondazione della provincia.
Preso un taxi facciamo il giretto al canyon e poi rientriamo a Caraz dove, con 5 soles a testa, pranziamo con: brodo di pollo con farro, coscia di pollo con riso e cipolle e, per dessert, succo di frutta non ben identificato.
Nel canyon è presente una centrale elettrica piccolissima che, da sola, fornisce tutta l’energia elettrica per la valle.
Un’altra ora di minibus e siamo a Marcarà. Per la cena andiamo con Amador in un ristorante tipico (e deserto) dove proviamo il pachamanca; questo piatto è costituito da tre pezzi di carne (pollo, maiale e mucca) con patate (dolci e normali), una pannocchia e qualche altra roba strana, il tutto avvolto in lunghe foglie e cotto nella cenere.
La tradizione vuole che il pachamanca venga accompagnato dall’inca kola, ma noi facciamo i furbi e ordiniamo cusquena.
Per domani resta qualche dubbio; molto probabilmente, se non ci saranno miglioramenti, non partirò con gli altri verso il rifugio Perù, ma resterò alla casa delle guide a cazzeggiare in attesa del rientro dei soci dal Pisco.
Dicono che la notte porta consiglio ed effettivamente la mattina non ho dubbi: non parto con gli altri.
Visto che non ci sono stati miglioramenti decido che è ora di prendere l’antibiotico.
Passo la giornata a letto, con la febbre, sonnecchiando e leggendo un pessimo libro.
Gli altri salgono al rifugio per tentare la vetta del Pisco; tutti tranne Daniele che sale senza materiale perché non sta ancora bene.
Se tutto va bene proveranno a scendere già domani, saltando una notte al rifugio.
La notte passa abbastanza bene e mi regalo un’altra giornata di riposo.
L’antibiotico sta, pian piano, facendo effetto e mi sento meglio.
Nel pomeriggio si mette a piovere, proprio quando mi ero deciso ad uscire per far due passi e qualche foto… peccato.
Verso cena rientrano gli altri: Barbara e Lorenzo sono arrivati in vetta al Pisco senza intoppi.
La parte alpinistica del viaggio è ormai finita e ci restano ancora due giorni di relax prima di rientrare.
Probabilmente andremo a Huaraz a perdere un po’ di tempo per poi infilarci sul pullman che ci porterà a Lima.
Un po’ mi spiace per aver saltato il Pisco, ma ammetto che rinunciarci è stata la scelta giusta… ora ho un motivo in più per tornare in Perù.
Come previsto gli ultimi giorni li passiamo a Huaraz cazzeggiando. Ci concediamo abbondanti pranzi innaffiati da birra e Pisco Sour (liquore Pisco, succo di lime e bianco d’uovo). Ottimi i caffè e le torte del Cafè Andino; ci sentiamo un po’ a casa con quell’arredamento occidentale, i divani e le mille riviste sparse ovunque.
Dopo la consueta cena alla casa delle guide ce ne andiamo al bar per l’ultima Cusquena, domani è il giorno dei bagagli… sento un po’ di malinconia che mi entra nelle ossa, ma passerà.
Qualche foto del Canyon
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